La Liturgia Riformata


Svolgimento e significato di un servizio divino in una chiesa riformata

 
Io sono l’Eterno, il tuo DIO, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altri dèi davanti a me. Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, l’Eterno, il tuo DIO, sono un Dio geloso che punisce l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
— Esodo 20:2-6

Che Cosa Significa “Liturgia”?

La parola liturgia si riferisce semplicemente all’ordine del culto di un “servizio divino” pubblico, perché il Dio trino stesso è presente in mezzo al suo popolo per servirlo alla tavola del Vangelo.

Ogni chiesa ha una qualche forma di liturgia. Quella della Chiesa Riformata di Perugia ha un precedente storico: ogni sua parte o elemento deriva dalle liturgie storiche della chiesa cristiana, specialmente quelle del periodo antico e della Riforma Protestante del XVI secolo. È molto simile, infatti, alla liturgia delle chiese riformate definita nel Sinodo di Dordrecht nel 1619.
Tuttavia, è ancora più importante il fatto che la nostra liturgia cerchi di conformarsi pienamente alla Parola di Dio; infatti, è concepita intenzionalmente per accompagnarci in un dialogo con il nostro Dio creatore e redentore: un dialogo in cui Dio parla al suo popolo attraverso la Parola e i Sacramenti e noi rispondiamo con la lode, la preghiera, la confessione e con le nostre offerte.

Il Dio trino dialoga con il suo popolo così ogni settimana, nell’adorazione pubblica della chiesa per rinnovare il suo patto di grazia con noi. Di seguito, si spiega brevemente ciascuna parte della nostra liturgia, cioè – ripetiamolo – dell’ordine del culto. La partecipazione ai culti settimanali nel Giorno del Signore è l’attività più importante nella vita cristiana, perché è in quell’occasione che il Dio trino s’incontra con il suo popolo. Egli ci parla attraverso la parola udita nella predicazione e vista nei sacramenti ed è a questa parola udita e vista che noi siamo chiamati a rispondere con gratitudine. Mediante questa parola udita e vista Dio nutre le nostre anime, rafforza la nostra fede e ci edifica come corpo di Cristo. Pertanto, presentiamoci al cospetto di Dio essendoci preparati per ascoltare, a ricevere e a compiacerlo. Infatti, la Bibbia c’insegna a offrire a Dio “un culto gradito con riverenza e timore, perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante” (Ebrei 12:28-29). Partecipando ai culti della Chiesa Riformata di Perugia sperimenterete un’adorazione che è – al tempo stesso – solenne e gioiosa.


Domanda 96. Che cosa richiede Dio nel secondo comandamento?
Risposta. Che non facciamo alcuna immagine di Dio, né che lo adoriamo in un qualche modo che non abbia comandato nella sua Parola.
— Catechismo di Heidelberg, Giorno del Signore 35

La Chiamata di Dio all’Adorazione

Ogni nostro servizio divino inizia con la chiamata del Dio trino che c’invita a adorarlo secondo la sua parola, con riverenza e timore. Un testo biblico – di solito tratto dai salmi, è letto e inteso come un santo invito rivolto al popolo di Dio: “Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al Signore che ci ha fatti” (Salmi 95:6). Il Dio creatore, redentore e sovrano dell’universo ci convoca per adorarlo e ricevere i suoi doni preziosi e tutte le benedizioni spirituali che Cristo ha meritato per noi (cfr. Efesini 1:3).

IL SALUTO DA PARTE DI DIO

Avendoci radunati alla sua presenza mediante una santa chiamata, il Dio trino ci accoglie a sé con un saluto, ossia con l’annuncio che la sua grazia e la sua pace riposano su tutti quelli che vengono a lui con fede e umiltà. Come ambasciatore designato dal Dio trino stesso, il ministro alza le mani e annuncia che Dio accoglie tutti i fedeli alla sua presenza con favore: “Grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che sono davanti al suo trono e da Gesù Cristo, il testimone fedele” (Apocalisse 1:4-5). Come si vede, si tratta di un saluto trinitario da parte del Padre, dello Spirito e del Figlio, un solo Dio benedetto in eterno!

I Salmi e gli Inni di Lode

Dopo che Dio ha chiamato e accolto al suo cospetto il suo popolo con la sua grazia e la sua pace, i credenti si alzano in piedi e rispondono con un medesimo sentimento alzando le loro voci cantando un salmo o un inno spirituale. Difatti, è così che siamo incoraggiati: “Servite il Signore con letizia, presentatevi gioiosi a lui!” (Salmi 100:2).

L’Invocazione

Oltre a rispondere alla chiamata e al saluto divini con il canto, rispondiamo anche con la preghiera. Essendo stati resi partecipi del patto di grazia, il ministro invoca il Dio trino in nome del popolo di Dio, con labbra confessanti il suo nome e che “il nostro aiuto è nel nome del Signore, che ha fatto il cielo e la terra” (Salmi 124:8).

Il Padre Nostro

Dopo l’invocazione da parte del ministro, tutti i fedeli rispondono con una sola voce alla chiamata e al saluto divini pregando secondo le parole della preghiera che il Signore Gesù ha insegnato ai suoi discepoli. Parlando dell’utilità del “Padre Nostro”, Giovanni Calvino spiega che Dio è venuto incontro alla nostra debolezza e che “da questa benignità deriva per noi un raro motivo di consolazione, in quanto sappiamo di non chiedere nulla d’irragionevole, strano o fuori proposito e neppure che non gli sia gradito, poiché qui preghiamo per così dire colla sua bocca” (G. Calvino, Il Catechismo di Ginevra del 1537, p. 49, corsivo aggiunto).

La Condanna della Legge di Dio

Dopo la prima parte della liturgia, inizia un secondo ciclo o momento del servizio divino nel quale ascoltiamo la condanna della legge e la promessa del vangelo. Difatti, ogni Giorno del Riposo, il Dio trino ci ricorda che l’uomo non vive di pane soltanto “ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio” (Matteo 4:4). La legge di Dio ci mostra quanto siano grandi il nostro peccato e la nostra miseria ponendoci dinanzi all’infinitamente perfetta giustizia di Dio così che giungiamo a questa conclusione: “Io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge” (Romani 7:7). Ecco come si esprime al riguardo il Catechismo di Heidelberg: “Perché Dio prescrive i dieci comandamenti così rigorosamente, visto che in questa vita nessuno li può osservare? Primo, perché possiamo conoscere sempre più, durante tutta la nostra vita, la nostra natura peccaminosa, cercando con sempre più zelo il perdono dei peccati e la giustizia in Cristo; secondo, perché possiamo continuamente ricercare e supplicare Dio per la grazia dello Spirito Santo, per essere sempre più rinnovati a immagine di Dio, fino a raggiungere, dopo questa vita, la meta della perfezione” (# 115).

La Confessione del Peccato

Riflettendo sulla purezza di Dio e sulla giustizia e spiritualità della legge, ci raccogliamo in noi stessi per fare un esame di coscienza e confessare i nostri peccati. Questo è un momento molto importante e solenne in cui ricordiamo che “sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto” e che Dio non disprezza “un cuore abbattuto e umiliato” (Salmi 51:17). Riflettendo sul nostro comportamento e, soprattutto, sui nostri pensieri, sentimenti e desideri alla luce delle due tavole della legge, prima confessiamo i nostri peccati silenziosamente e individualmente, poi con una sola voce a livello comunitario.

La Dichiarazione di Perdono

Dopo aver confessato i nostri peccati a Dio, ascoltiamo l’annuncio gioioso della promessa che, “se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9). Come ambasciatore di Cristo, il ministro dichiara il perdono a tutti quelli che confidano in Cristo e si pentono dei loro peccati, assicurando i credenti della loro assoluzione e giustificazione dinanzi alla condanna della legge.

La Confessione di Fede

Avendo ricevuto la rivelazione di Dio nella legge e nel vangelo – ossia nel patto delle opere e nel patto di grazia – rispondiamo a tale rivelazione con la confessione della fede storica della chiesa. Utilizzando confessioni di fede molto antiche e più recenti, in questo modo ci sentiamo uniti alla chiesa e ai cristiani di tutti i tempi, consapevoli che dobbiamo custodire “la fede che è stata tramandata ai santi una volta per sempre” (Giuda 3-4).

Le Decime e le Offerte

Un altro modo in cui rispondiamo con gratitudine alla grazia di Dio è la raccolta di doni e offerte di natura economica, per il sostentamento dei ministri della chiesa, per il progresso del vangelo nel mondo e per la chiamata e l’edificazione di altri discepoli. Si tratta di un’espressione dell’adorazione dei credenti i quali donano “non di mala voglia né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso” (2 Corinzi 9:7).

La Lettura della Parola di Dio

Un terzo ciclo del culto è il momento in cui la congregazione si concentra sulla parola di Dio. In primo luogo, adottando un principio espresso nel “Direttorio per l’adorazione pubblica” prodotto dall’Assemblea di Westminster nel 1645, nella Chiesa Riformata di Perugia si leggono consecutivamente (di solito, capitolo per capitolo) i libri canonici dell’Antico e del Nuovo Testamento. L’ascolto della pubblica lettura della parola di Dio (cfr. 1 Timoteo 4:13) è un atto di adorazione, perché “la parola di Dio è vivente ed efficace” (Ebrei 4:12) ed è lo strumento che lo Spirito usa per comunicare agli eletti vita e nutrimento spirituali (cfr. Giovanni 17:17; Efesini 6:17).

La Preghiera per l’Illuminazione

Dopo aver letto il testo del sermone che sarà esposto, il ministro guida la chiesa in un’invocazione per l’assistenza dello Spirito Santo, sia per chi parla sia per chi ascolta (cfr. Apocalisse 1:3a). Preghiamo come l’apostolo Paolo in Efesini 1:17-19: “Affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente; egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi, e qual è verso di noi che crediamo l’immensità della sua potenza”.

Il Sermone

Dio parla al suo popolo soprattutto mediante la proclamazione e la spiegazione della sua parola. Nella Seconda Confessione Elvetica, Bullinger insiste nell’affermare che la predicazione “esterna” è la viva vox Dei e cita le parole di Gesù: “Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (SCE I.i). è così che l’apostolo Paolo istruì il giovane ministro Timoteo: “Predica la Parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo d’insegnamento e pazienza” (2 Timoteo 4:2). Il ministro offre un’esposizione fedele del testo e – sia che si predichi dall’Antico o dal Nuovo Testamento – esorta al ravvedimento dal peccato e alla fede in Cristo.

La Santa Cena

Avendo ricevuto l’invito a essere partecipi del patto di grazia in Cristo, la realtà di tale unione con la persona del Mediatore è espressa mediante il segno di una cena pattizia. La parola predicata ci ha promesso il favore di Dio in Cristo e la Santa Cena aggiunge una conferma visibile all’immutabile promessa divina così che possiamo avere comunione con il corpo e il sangue del Signore Gesù (cfr. 1 Corinzi 10:16).

Salmo o Inno di Lode conclusivo

Avendo ascoltato la Parola di Cristo e partecipato al corpo e al sangue di Cristo, rispondiamo ancora con lode e gratitudine: “La Parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali” (Colossesi 3:16).</p>

La Benedizione

Nel servizio di adorazione, il Dio trino ha la prima e l’ultima parola ed entrambe sono un annuncio della sua grazia. Nel principio, egli convoca il suo popolo raccogliendo i fedeli alla sua presenza e, alla fine, egli manda i fedeli nel mondo con la sua benedizione. Con le mani alzate, il ministro benedice il popolo di Dio per mezzo della sua parola, che è reale per tutti coloro che la ricevono con fede: “La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2 Corinzi 13:13). Al termine del culto, prima di coltivare la comunione fraterna e di salutarci, è importante soffermarsi per un momento di riflessione. Per questo ci sediamo ordinatamente per avere la possibilità di pensare in silenzio, mostrando così riverenza e gratitudine verso Dio e verso la sua parola, che durante tutto il culto ci è stata rivolta in vari modi.